Proposta di legge

Le contestazioni fondate di fatture debbono interrompere ogni termine e procedura coattiva di riscossione!


“Solo chi non lavora non sbaglia” - questo ce lo insegna il detto popolare. Purtroppo accade sempre più spessso che arrivino a casa di molte persone e famiglie fatture errate (o non dovute), a volte di importi troppo elevati, a volte relative a prodotti diversi da quelli che erano stati ordinati, a volte ancora emesse per contratti e forniture (energia, gas o altro) mai stipulati. Cosa fare in questi casi? Semplice: biosgna sempre contestarle per iscritto, oppure segnalare alla ditta il problema per trovare una rapida soluzione. Purtroppo vi sono casi in cui, a causa anche di lacune normative, il problema non trova una soluzione soddisfacente per il consumatore.

L'esempio dei contratti d'energia

Più o meno a tutti è già capitato: all'ora di pranzo squilla il telefono, e con voce convincente ci informano che potremmo risparmiare parecchio sul prezzo dell'energia. Se poi (malauguratamente) comunichiamo al nostro interlocutore il numero del contatore (POD, Pdr) ed il consumo di casa, affinché ci venga formulata un'offerta specifica, rischiamo già di trovarci vincolati ad un nuovo contratto con un fornitore di energia o di gas che nemmeno conosciamo.
Nessun problema: abbiamo sempre il tempo per recedere dal contratto concluso al telefono, e così inviamo una raccomandata alla sede legale del fornitore. Poi però ci perviene, assai inaspettatamente, la prima bolletta: provvediamo a contestarla per iscritto prima della sua scadenza. Ma nulla, non riceviamo risposta alcuna oppure una laconica risposta che ci intima di pagare la fattura. Decidiamo di non pagarla e snervati da questo modo inaccettabile con cui si è trattati, decidiamo di rientrare (cioè di stipulare un nuovo contratto di fornitura) con il nostro caro, vecchio ed unico fornitore di energia. Passa qualche tempo e arriva l'amara sorpresa: seguendo la cd. procedura del “Cmor” il fornitore abusivo (quello con il quale non volevamo stipulare assolutamente un contratto) ha chiesto al nostro fornitore legittimo di incassare per suo conto quasi l'intero importo delle fatture non saldate. In altre parole: nonostante il recesso legittimamente esercitato dal contratto mai richiesto e nonostante la contestazione scritta delle fatture inviate, non ci resta altro che saldare questo benedetto “Cmor” e poi battagliare per mesi con il fornitore abusivo per riavere indietro i nostri soldi.

Situazioni simili si presentano purtroppo in molti altri settori, in particolare (ma non solo) laddove mercati ex-monopolizzati, attraverso dubbi processi di liberalizzazione, si sono tramutati in una sorta di “selvaggio west”. È il caso ad esempio delle telecomunicazioni, dove addirittura a distanza di anni dall'emissione delle fatture, ovviamente e magari legittimamente contestate, le stesse vengono vendute a società di recupero crediti, senza neppure passare per il vaglio della conciliazione obbligatoria.

In Germania, ad esempio, non è lecito cedere ad una società di recupero crediti fatture che sono state contestate dal cliente (anche se bisogna ammettere che, neppure in quel Paese, tale principio viene sempre rispettato).

Al fine di rendere più concreta ede effettiva la tutela dei diritti dei consumatori, il Centro Tutela Consumatori Utenti (CTCU) si rivolge direttamente alla politica. Serve un urgente modifica della normativa, ad esempio attraverso nuove disposizioni da inserire nel Codice del Consumo. La norma che si richiede di prevedere è la seguente: la contestazione di una fattura, fondata e presentata al fornitore entro la scadenza di pagamento, deve interrompere tutti i termini e le procedure di recupero forzoso del relativo importo da parte del fornitore (semplice sollecito di pagamento, decreto ingiuntivo, incasso da parte di recupero crediti, CMOR, registrazione in tutti i database dei cattivi pagatori, …), almeno fino a quando non sia esperito un tentativo di accordo (documentato) fra le parti, anche per il tramite di una associazione di consumatori riconosciuta.

“Richieste di pagamento contestate e magari assolutamente immotivate debbono poter essere chiarite a fondo e definite con procedure alternative prima che legittimino in capo ai fornitori l'adozione di vie legali. Potrebbe anche trattarsi, infatti, di richieste illegittime o addirittura di tentativi di truffa, come già capitato in passato. È assolutamente necessaria l'adozione di standard europei già collaudati, per garantire una vera tutela dei consumatori”, sottolinea il direttore del CTCU, Walther Andreaus.


Comunicato stampa
Bolzano, 03/12/2015