La "Carta degli investitori" della Consob


Anche il CTCU non aderisce: Consob non garantisce una vera vigilanza
Basta proclami, vogliamo fatti e soprattutto forme di tutela più rapide ed efficaci!


In Italia molte cose si fanno e restano sulla "carta", per dare solo una parvenza di regole e tutela che poi nella pratica rimangono irrealizzate. Anche il progetto "Carta degli investitori", partorito a gennaio 2013 dalla Consob (l'Autorità di vigilanza del settore della finanza) è una di queste. Il CTCU, da sempre critico verso l'operato di questo organismo di vigilanza, ha deciso di non aderire all'iniziativa, come hanno fatto anche altre Associazioni di consumatori (vedi Federconsumatori ed Adusbef).

Già in passato il CTCU- si veda il comunicato stampa del 30/10/2009 - aveva sostenuto la necessità di adottare regole più stringenti ed efficaci di tutela degli investitori, al fine anche di realizzare concretamente quel principio della "tutela del risparmio" sancito dall'art.47 della nostra Costituzione, di fatto poco e mal attuato. Invece si insiste con gli "enunciati di principio" e le "carte di intenti", come se ci fosse ancora tempo da perdere e non interessi e diritti concretamente lesi, da difendere.

La storia, anzi le storie di default (vedi Argentina, Cirio, Parmalat, Lehman Brothers) fino ai più recenti casi di scandali finanziari Unipol-Fonsai e Monte dei Paschi di Siena - e anche Fondo Dolomit docet -, non hanno insegnato nulla: la vigilanza rimane ahimè latitante, sia prima che dopo gli invetimenti, e a molti risparmiatori non rimane altro che "leccarsi le ferite" ed affidarsi ai Tribunali per cercare di tornare in possesso di qualche somma persa nella roulette finanziaria quotidiana.

Sono decine i miliardi di euro andati in fumo in questi ultimi dieci anni; decine di migliaia i risparmiatori truffati e gabbati, non solo da scaltri intermediari, ma anche da istituti bancari e assicurativi sui quali "qualcuno" avrebbe dovuto meglio vigilare e controllarne l'operato, non solo nella fase della rendicontazione, ma anche in quella dell'offerta e distribuzione al pubblico dei prodotti finanziari e della consulenza data ai clienti. E nonostante l'attuazione della direttiva Mifid, continuano ad essere segnalati comportamenti scorretti da parte di vari intermediari.

Nell'ambito bancario da qualche anno è operativo l'Arbitro Bancario Finanziario, che ha prodotto migliaia di decisioni, molte anche a favore dei clienti bancari e ha contribuito a chiarire molti punti oscuri della normativa e ad affermare importanti principi per la tutela dei clienti delle banche. La Camera di conciliazione e arbitrato presso la Consob, in poco più di due anni di operatività, ha invece collezionato appena 775 casi, di cui 379 non decisi per mancata adesione da parte dell'intermediario coinvolto e solo 134 conclusi con esito positivo. La differenza? Mentre le banche temono a sufficienza le decisioni dell'ABF e sono soprattutto obbligate a partecipare alla procedura, nel caso dell'organismo di conciliazione della Consob la partecipazione dell'intermediario è "volontaria" e quindi non vi è nessuna deterrenza da parte dell'organismo nei confronti dello stesso.

"È inconcepibile che a distanza di molti anni dai primi clamorosi scandali finanziari (quello dell'Argentina è del 2001, quello di Lehman Brothers é del 2008, tanto per citare due esempi conosciuti) agli investitori raggirati e truffati non rimanga altra strada per ottenere un risarcimento che quella della costosissima e lenta via giudiziaria" - afferma Walther Andreaus, direttore del CTCU. "Anche noi abbiamo e continuiamo a supportare iniziative legali di risparmiatori che hanno perso in tutto in parte i propri risparmi, ma non tutti hanno i mezzi economici e il tempo per affrontare cause civili contro le banche. Chiediamo forme più rapide ed efficaci di risoluzione delle vertenze avviate dai consumatori in ambito finanziario"




Comunicato stampa
Bolzano, 31/01/2014