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Guasti programmati a danno dei consumatori
L’invecchiamento “pianificato” causa enormi problemi
Già oggi è spesso difficile farsi riconoscere la garanzia
Sempre di più si vanno diffondendo sistemi di produzione che mirano a creare, di proposito, debolezze strutturali nei prodotti realizzati, soprattutto per quanto riguarda elettrodomestici ed apparecchi elettronici. Capita così che a distanza magari di pochi anni dall’acquisto, computer, telefoni cellulari e lavatrici evidenzino gravi difetti di funzionamento e diventino, di fatto, inutilizzabili. Il tutto può essere magari salutato anche con gioia da alcuni produttori, mentre è chiaro ed evidente il disappunto dei consumatori. Un esempio noto di questo “invecchiamento precoce” del prodotto è il cd. cartello Phoebus, con il quale si è deciso di limitare a non più di 1000 ore la durata standard delle lampadine incandescenti.
Recentemente i Verdi in Germania hanno presentato al Parlamento una relazione, che stima in ben 100 miliardi di euro i danni ai consumatori derivanti da questa obsolescenza “programmata”. In Francia un gruppo di ambientalisti ha invece presentato una proposta di legge, in base alla quale l’attuale durata della garanzia legale, che è di due anni, dovrebbe essere estesa fino a 5 anni, addirittura a 10 anni per alcuni prodotti.
Di sicuro è necessario rivedere in tutta Europa la durata della garanzia. La Svezia ha già allungato il periodo di garanzia legale a tre anni. In Scozia i venditori rispondono per cinque anni dall’acquisto, in Irlanda e in Inghilterra per sei. In Finlandia e nei Paesi Bassi la garanzia è addirittura illimitata. È però noto che, dopo i primi due anni dall’acquisto del prodotto, per il cliente diventa più arduo l’onere della prova. I consumatori devono, infatti, provare che il prodotto non ha raggiunto una “durata di vita” normale, e di averlo utilizzato a regola d’arte. I consumatori europei sono comprensibilmente stupiti dal fatto che per uno stesso prodotto valgano differenti periodi di garanzia, a seconda del Paese in cui lo stesso è stato venduto.
In particolare Italia e Germania applicano in modo restrittivo la Direttiva europea sulla garanzia. A dire degli esperti del settore, ambedue i Paesi non hanno infatti recepito nella propria legislazione nazionale, in modo adeguato, i principi ispiratori comunitari della garanzia per i beni di consumo. Ad esempio è previsto che già dopo sei mesi dalla data di acquisto l’onere delle prova si inverta, a svantaggio del consumatore. Ciò significa che in caso di vizi occulti che si manifestino dopo sei mesi dall’acquisto, è il consumatore a dover provare che il vizio esisteva già al momento dell’acquisto. La Commissione Europea non è d’accordo con questa impostazione.
“Almeno in Europa bisognerebbe favorire una qualità dei prodotti sostenibile, all’opposto quindi delle strategie “usa e getta” di molte forme attuali di marketing” commenta Walther Andreaus, direttore del Centro Tutela Consumatori Utenti. “Se si apre la strada al commercio di prodotti di infima qualità, l’Europa e i suoi cittadini non potranno che rimetterci”.
Comunicato stampa
Bz, 04/04/2013
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