A quando l'obbligo di dichiarazione per le uova anche nei prodotti preconfezionati?

Il CTCU critica la lacuna nell'obbligo di dichiarazione per le uova da allevamento in gabbia



Per molti consumatori è importante che le galline siano allevate in maniera adeguata e rispettosa. Le uova sono contrassegnate con il codice del produttore, il quale ci informa sulla provenienza delle galline ovaiole e sul tipo di allevamento da cui sono state prodotte. Le uova di Pasqua pre-colorate e le uova lavorate non ricadono sotto questo obbligo. Nella pasta, nei prodotti da forno oppure nella maionese sono impiegate uova da allevamento in gabbia, senza che i consumatori se ne possano accorgere. Il CTCU chiede pertanto che anche nei prodotti preconfezionati debba essere indicato il tipo di allevamento delle galline che hanno prodotto le uova.

Alcuni produttori e catene di supermercati quali "Coop" hanno già reagito, e puntano sull'etichettatura "positiva". Ciò è comunque troppo poco. Secondo stime di esperti, la porzione di uova processate nei prodotti alimentari ammonta al 50% del mercato totale delle uova. Una grande riserva di uova da allevamento in gabbia, che viene "taciuta" ai consumatori.

Per Pasqua, il CTCU consiglia di acquistare uova colorate biologiche, oppure di acquistare uova da allevamenti a norma e di colorarle a casa. Consigli a riguardo si possono trovare nel foglio informativo "uova di pasqua", disponibile su www.centroconsumatori.it e presso le sedi del CTCU.

Per acquisti di uova che rispettino i diritti degli animali, il CTCU, fino a che non venga posto rimedio alla lacuna sopra evidenziata, consiglia di acquistare prodotti con etichettatura volontaria che indichi: "uova da allevamento all'aperto". Anche nei prodotti biologici le uova devono rispettare i criteri "a misura" di animale, previsti dalle norme UE sul biologico.


Comunicato stampa
Bolzano, 14.04.2014